Ripartire… in questi giorni non si parla d’altro. Ma come possiamo ripartire davvero? Le aziende, i negozi, i ristoranti, i parrucchieri, insomma, l’economia tutta deve ripartire davvero, altrimenti sarà un problema per tutti, ma che cosa vuol dire per ciascuno noi, esseri umani, ripartire? Credo che possiamo ripartire se ci siamo fermati, non messi in pausa – anche se questa invece è stata la sensazione che ha accompagnato molte persone – ma fermati. Fermati a fare i conti con la paura (paura di ammalarci, di perdere il lavoro, di perdere i nostri cari) e con la nostra vita che ci è esplosa in mano. Perché è successo a tutti, o quasi. E la nostra vita ci è esplosa in mano come secondo delle linee pre-tagliate. Avete presente quelle confezioni dove c’è scritto “per aprire strappare lungo la linea tratteggiata”? Ecco, a noi è successo proprio questo. Il contenitore della nostra vita si è aperto per come era “progettato”, cioè in parte per come l’avevamo costruito e in parte e per come ce lo siamo ritrovato e, spesso, si è aperto lungo quelli che erano i lati più fragili. Mi spiego meglio: chi vive solo (per scelta? perché ci si è ritrovato?) ha dovuto fare i conti con una solitudine potenziata, chi ha figli piccoli si è trovato a farsi carico come mai prima d’ora della responsabilità nei loro confronti, chi è imprenditore o libero professionista ha sentito come non mai che “di doman non c’è certezza”, chi già viveva una relazione a distanza si è ritrovato a vivere una lontananza prolungata. Il punto è che tutte queste cose facevano già parte della nostra vita (per esempio i figli sono sempre un’enorme responsabilità e i liberi professionisti vivono per definizione nell’incertezza), ma non vivevamo costantemente in contatto con queste verità. La quarantena quindi ci ha fatto scontrare con la nostra vita. Se ci diamo modo di incontrarla, oltre che di scontrarla, questo periodo ci offrirà davvero l’occasione per una ripartenza, magari provando a cambiare qualcosa, magari riscegliendo la nostra vita per come è. Altrimenti rischiamo di ripartire senza aver fatto tesoro di quello che avremmo potuto scoprire, mettendo questo periodo tra parentesi. E ripartiamo anche in contatto con la consapevolezza della nostra fragilità e con la paura che, se la ascoltiamo, ci aiuterà a proteggere noi stessi e gli altri (mettendoci le mascherine e adottando tutti gli altri comportamenti necessari), mentre se la allontaniamo senza averla ascoltata finiremo per non riconoscere il pericolo che, ahimè, ancora il virus rappresenta per tutti noi. Ripartiamo quindi con il cuore e con il cervello!